Vinicio Peluffo è il nuovo segretario del Pd della Lombardia. Ha vinto le primarie del 17 novembre contro il Sen. Comincini, sostenuto, tra gli altri, dal segretario uscente Alfieri e da Giorgio Gori, candidato alla Presidenza della Regione Lombardia.
Dopo la pesantissima sconfitta alle regionali di marzo, dove Attilio Fontana (Lega), ha inflitto 20 punti di distacco a Gori, era comprensibile che gli iscritti del Pd chiedessero una svolta.
Peluffo non è un politico unto dal Signore, ha fatto la gavetta, nel Partito e nelle Istituzioni ed è sempre stato apprezzato. Dispone di una solida maggioranza, il 61%, che può consentirgli, in un rapporto rispettoso e inclusivo con la minoranza, di sferrare una sfida incisiva al cuore del potere gialloneroverde. Già, Salvini è di Milano, non di Bologna o Bari. Il M5S, con buona pace del suo "capo politico" Di Maio, è diretto dalla Casaleggio Associati, che ha la sede a Milano. Questo gruppo di potere va sconfitto in Lombardia o non ci sarà alcuna alternativa in Italia.
In molti e spesso richiamano, opportunamente, il modello Milano. Occorre essere grati a Giuliano Pisapia, ex sindaco, e a Beppe Sala, attuale sindaco, per quanto hanno fatto e stanno facendo per questa straordinaria città. Guai però a confondere la città con la regione! Milano è una città/stato, con vocazione europea e internazionale, sta all'Italia come New York agli Stati Uniti, dove ha vinto Trump. Ha meno di 1,4 milioni di abitanti, mentre la Lombardia ha oltre 10 milioni, è dunque più popolosa di numerosi Stati europei.
Mi è capitato spesso di sottolineare che esistono 3 "Lombardie": l'area metropolitana, quella padana e quella pedemontana. Se la prima è un indiscusso centro internazionale della moda e della finanza, la seconda esprime un'agricoltura tra le più avanzate d'Europa, la terza, con la formidabile concentrazione di piccole e medie imprese, imprenditori, lavoratori, innovatori di prodotto e di processo, raggiunge livelli di export da capogiro. Dato che ha contribuito e contribuisce non poco a sostenere il "Sistema Paese".
Se il Pd, dando vita ad un nuovo campo di centrosinistra, che attinga alle migliori energie del mondo dei lavori, della cultura, del volontariato, non sfonda in queste aree, non ci sarà alcuna alternativa convincente e duratura in Italia. Si potranno amministrare comuni e città. È accaduto, accade, ma non ci sarà un'egemonia politico/sociale.
In Lombardia si dice: " un laura', se l'è mia fai ben, l'è mia un laura' ", ossia: "un lavoro, se non è fatto bene, non è un lavoro". Vale per l'operaio, l'artigiano, l'insegnante, l'imprenditore, l'infermiere, il commerciante. Vale per tutti. Se la sinistra non interpreta e non rappresenta questo valore di fondo, sarà sempre, in Lombardia, minoranza culturale, quindi, politica.
Ci rifugiamo spesso nella retorica, dicendo che la società è cambiata. Vero! Ma raramente spieghiamo come. Farò un esempio soltanto. Cinquant'anni fa esistevano garzoni tredicenni che lavoravano dai panettieri e dai macellai. Con la bicicletta consegnavano alle famiglie il pane e la carne, il lesso e, per chi poteva, il filetto. Ma a 15 anni quei ragazzini venivano assunti lì o in fabbrica e, quasi sempre, messi in regola. Oggi, le consegne di pizze e prodotti vari le fanno anche ragazzi di 30 anni, che a volte sono anche laureati. Succede anche che un bambino chieda al papà over '30: "Che lavoro fai?". E lui risponda: "L'apprendista".
Spero di essermi spiegato. Oggi, per questo motivo, parlare di classe operaia, per evocare la sacrosanta lotta alle disuguaglianze, significa usare un linguaggio profondamente inadeguato.
Il termine "masse operaie" mi ha sempre infastidito. Non l'ho mai usato, perché ignorava l'invidiabile capacità di persone che, fuori dai cancelli delle fabbriche, facevano, dopo l'orario di lavoro, i contadini, i muratori, gli elettricisti, gli idraulici. Avevano, insomma, una spiccata individualità che è quella che ha consentito all'Italia degli anni '60 di raggiungere i più alti tassi di sviluppo del dopoguerra. Intendiamoci, la classe operaia esiste e bisogna difenderne il potere d'acquisto del salario e i diritti. Oggi, tuttavia, è necessario parlare di "lavoratori deboli". Manuali e intellettuali. Chi lavora nei call center, nelle imprese di pulizie, chi di notte, a chiamata per sistemare gli scaffali dei supermercati, ma anche il giovane architetto o avvocato che sgobba in uno studio professionale per 4 soldi, che cos'è se non un "lavoratore debole"?
È sacrilego scomodare per questi e altri, che non elenco solo per esigenza di sintesi, il termine sfruttamento? Termine che vale anche per molti lavoratori autonomi e persino per imprenditori contoterzisti. Termine adattissimo, in Lombardia, anche ai temi della salute e dell'ambiente.
Dopo il 4 marzo e i clamorosi errori compiuti, su tutti, quello di dividere il nostro campo e compattare quello avversario, dovremmo capire che non è più tempo di ricreazione. Occorre sospendere il consumo di "pop-corn e spritz". C'è da reagire e combattere il potere gialloneroverde, che occupa da mesi tutte le zone del campo.
Isolamento internazionale. Cancellazione Fornero? Per ora, un bluff. Infrastrutture paralizzate. Giovani destinatari di illusorie pratiche assistenziali. Il valore del risparmio, frutto del sacrificio di generazioni, colpito al cuore. Come si può ignorare che, solo grazie al risparmio delle famiglie, si garantiscono diritti essenziali ai giovani, la casa, e agli anziani, l'assistenza sanitaria? L'infantile ostinazione con cui gli attuali due vicepremier difendono la manovra economica, rischia di bruciare risorse preziose per finanziare artigiani, imprese e un settore strategico come quello dell'edilizia. Questo, ad oggi, oggettivamente, è il bilancio del Governo Salvini/Di Maio che alcuni, anche nella sinistra, non vedevano l'ora decollasse. È decollato, purtroppo.
I danni, concreti, per il popolo che lavora onestamente, già si contano. C'è anzi da chiedersi, alla luce di quanto sta accadendo nel campo della finanza e non solo, se democrazia e diritti siano ancora conciliabili tra loro. Meglio chiederselo in tempo.
La Lombardia, la regione più popolosa e produttiva, protagonista di momenti decisivi della storia del nostro Paese, il Risorgimento, la Resistenza, è, quindi, anche terra aperta, generosa, giacimento inesauribile di valori di libertà, volontariato, solidarietà, ha espresso, con le primarie del Pd, un segnale di cambiamento per tutta la sinistra e per i democratici. Una ventata di aria fresca e un'iniezione di fiducia per tutti coloro che credono nei valori dalla pace, del lavoro, della cultura, della solidarietà. Convinti che l'Italia ritorni ad essere protagonista rispettata, grazie a questi valori, in Europa e nel Mondo.