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Colin Crouch, rappresentanza e postdemocrazia

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Pensieri Contemporanei

Colin Crouch, rappresentanza e postdemocrazia

Di uno studioso come Colin Crouch ci sarà sempre bisogno, e di britannici come lui ancora di più. Come studioso infatti Crouch mantiene un profilo rigorosamente di alto livello scientifico, che lo ha condotto ai vertici dell'Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Tuttavia i risultati della sua ricerca sono fra i più utili per comprendere lo sviluppo (non positivo, si concluderebbe) delle nostre società democratiche.

Crouch, insomma, non giunge mai ai livelli di presenza inflattiva e sovente ossessiva di molti intellettuali che affollano i media. Al contempo, di poche cose della contemporaneità e dell'avvenire è più frequente e fertile parlare che del suo saggio sulla "Postdemocrazia" (in italiano per Laterza: C. Crouch, Postdemocrazia, Bari 2003).

Proprio da questo lavoro, pubblicato al culmine della sua attività a Fiesole, deriva anche la sua meritorietà in quanto britannico (nato a Isleworth, Londra, nel 1944). In Postdemocrazia (Originariamente Coping with Post-Democracy, 2000), e al culmine dell'idolatria verso Tony Blair, egli utilizza infatti proprio il New Labour quale maggiore creatura ed esempio di un'epoca che si allontana dalla partecipazione diffusa e dalla inclusione delle classi lavoratrici nei meccanismi decisionali.

Secondo Crouch è esistita un'epoca pre-democratica, coincidente con quella liberale fra Otto e Novecento. Poi un'epoca compiutamente democratica, in cui almeno alcune forze politiche (prevalentemente socialiste, ma anche cristiano-democratiche) si sono costruite proprio alimentandosi al radicamento di ceti e classi precedentemente emarginati o ignorati. Infine (avvicinandosi al 2000) è subentrata un'epoca postdemocratica in cui partiti e sistemi politici hanno crescentemente trascurato la rappresentanza popolare. Impietoso è il ritratto del New Labour offerto dal Nostro: in Postdemocrazia a p. 56 illustra come i centri di ricerca intorno al New Labour fossero ormai scarsamente capaci di elaborare politiche in modo indipendente dagli interessi delle grandi imprese. A p. 72-73 indica, poi, come mai il New Labour si sia progressivamente allontanato dalla rappresentanza del lavoro, il che per esso significa “...esistere nel vuoto. È qualcosa che la natura politica aborre e i nuovi interessi delle grandi aziende, incarnati dal nuovo modello aggressivo e flessibile dell'azienda che massimizza i dividendi degli azionisti, hanno spinto per riempirlo. Questo spiega il paradosso del New Labour al governo: ecco una forza nuova, fresca e modernizzatrice, orientata al cambiamento; ma con l'emergere del suo programma sociale ed economico, è diventata sempre più una continuazione dei precedenti 18 anni di governo conservatore neoliberale."


Questo modo di essere rende "...qualsiasi partito socialdemocratico più o meno un partito degli affari", cosa emersa negli atteggiamenti e nelle amicizie di moltissimi esponenti di quel tipo di partito (e del New Labour nella fattispecie). Sempre in Postdemocrazia Crouch indicava nei Ds italiani e nella Spd tedesca esempi di organizzazioni invece più resistenti (siamo nel 2000) a questi sviluppi "postdemocratici". In effetti, fino ad un certo punto, i resti del potente apparato organizzativo e collaterale ex-comunista parevano reggere: il tifo dei vertici Ds affinché la finanza cooperativa scalasse la BNL poté sembrare una manifestazione di questo. Ma si trattò (qualunque cosa se ne voglia pensare) di una sconfitta, nonché di un estremo tentativo, collocabile in una tradizione italiana in cui, o mediante la potente impresa pubblica o attraverso l'intreccio fra sistema cooperativo e amministrazione (spesso locale), il sistema dei partiti italiano aveva cercato (fini agli anni 1990 con successo) di mantenersi indipendente, anzi paritario, dinanzi alla grande impresa privata. Per quanto mai demonizzandone o ignorandone gli interessi, nessun partito italiano, nemmeno la DC aveva voluto essere il partito "della Confindustria", o "della city finanziaria", come apertamente avviene da sempre nel mondo angloamericano almeno (ma non solo) per Repubblicani, gran parte dei Democratici e Conservatori britannici. Il New Labour di Blair andava per Crouch ad aggiungersi a questo aspetto della storia anglosassone, un aspetto che quindi si rafforzava in quei paesi, mentre la tradizione italiana giusto contraria, con tutti i suoi difetti, veniva cancellata. Il modo come il Pd ha trattato le questioni dell'organizzazione e del finanziamento è parte di questa cancellazione. 

 

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Pubblicato da : Paolo Borioni, libri, pensieri contemporanei

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